Il Gaglioppo ha origini molto antiche, il suo nome sembra derivi dal greco e significa "bellissimo piede" dove per piede si intende il rachide e quindi per estensione l'intero grappolo. In effetti è una definizione molto esatta in quanto, alla vista, un grappolo maturo di gaglioppo è davvero bello da vedere. Il gaglioppo è il protagonista del vino cirò. Infatti, non può chiamarsi cirò se non è composto almeno per l'80% di gaglioppo. La storia del cirò affonda le sue radici già nel 2000 A.C. con l'arrivo dei Fenici sul mar Ionio. Reperti, tracce, ritrovamenti, studi, scritture, miti e leggende raccontano di un popolo autoctono che i Greci trovarono già in questa terra, un popolo abile nella coltivazione della vite, ecco perché la Calabria fu battezzata dai Greci ENOTRIA, "terra dove si coltiva la vite". I Greci portarono e insegnarono a questo popolo, senza alcun dubbio, tecniche innovative di vinificazione e di coltivazione. Un altro motivo del perché da secoli il Gaglioppo a Cirò viene coltivato ad alberello, per proteggere il grappolo dai forti raggi solari. La cultura enoica del cirotano è definita da alcuni storici tra le più antiche del mondo, infatti. Dai primi anni del 900, grazie ad alcune famiglie visionarie, il vino e la vite ricoprono un ruolo importante in tutta l'area del cirotano. Si credeva cosi tanto in questo prodotto, fortemente legato al territorio, che nel 1969 nasce la DOC Cirò, la quale, fu una delle prime dell'intera penisola italiana insieme a quella del marsala. Purtroppo da qui in poi, la storia di questo vino fu condizionata molto in negativo da alcune decisioni prese dagli uomini del posto, e cosi in soli 40 anni, da che eravamo parte della storia del vino, ci siamo collocati nel fanalino di coda. Nascono i consorzi, le cooperative, persone a cui la qualità non importava, favorendo cosi la quantità. Inoltre il gaglioppo se vinificato in purezza da un vino "scarico" di colore ricco di acidità e tannini difficili da domare, si decide di coprirne le tracce, unendolo nella vinificazione a vitigni internazionali come il merlot e il cabernet, adattandolo cosi ad un consumo più ampio e internazionale, portando sul mercato un "piacione" dalla facile beva. Questa decisione fece scoprire anche che il gaglioppo era un grandissimo vino da taglio, e fu cosi che tonnellate di prodotto finiva nelle migliori cantine del nord (Pratica che in parte avviene ancora oggi!).Il Gaglioppo è un vitigno nobile quanto selvaggio, ricco di acidità, polifenoli e molto povero di antociani. Predilige alte temperature e bassa umidità. Se vinificato in purezza è in grado di dare vita a vini che possono durare oltre 50 anni. Negli ultimi 25/30 anni, si è recuperata tantissima strada persa, grazie a un susseguirsi di episodi positivi. Uno di questi è il ritorno alla Terra di giovani che sono subentrati ai padri, e che hanno deciso di creare le loro piccole cantine smettendo cosi di vendere uva. Certamente non un vino per tutti, ma un vino unico.
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