Vinas Mora è una realtà nata sulle colline affacciate sull’Adriatico, nel villaggio di Primošten, un antico borgo di pescatori riconosciuto dall’UNESCO per il suo paesaggio unico. L’obiettivo? Proteggere e rilanciare il vitigno autoctono Babić, simbolo di questo territorio così aspro e affascinante.
Tutto ha inizio nel 2020, quando Kreso Petrekovic, sommelier croato e importatore di vini negli Stati Uniti, si rende conto che la spinta turistica stava rapidamente cancellando le ultime tracce della viticoltura locale. Spinto dal desiderio di salvaguardare il terroir in cui è cresciuto, coinvolge l’amico Niko Dukan, da sempre attivo nella promozione del vino, e insieme danno vita a Vinas Mora – un nome che in croato gioca sul significato di "vini dal mare", in omaggio alla vicinanza dei vigneti alla costa.
Le viti di Babić crescono tra il mare e le montagne, in una terra di pietra viva – "Kaamen", come la chiamano in Croazia – dura, compatta, e appena ricoperta da un sottile strato di argilla rossa. Proprio questa argilla, capace di trattenere l’umidità, consente alle viti di sopravvivere a lunghi mesi di caldo e siccità, battute da venti salmastri e senza piogge per tutta l’estate.
Il paesaggio che ne risulta è straordinario: una rete di minuscoli clos delimitati da muretti a secco, ognuno con appena due o sei piante, modellati a mano nel corso dei secoli da generazioni di contadini.
Qui, la viticoltura è ancora eroica: nessun macchinario, solo mani esperte che lavorano tra le rocce. Kreso e Niko hanno saputo coinvolgere oltre sessanta piccoli viticoltori anziani, proprietari di micro-parcelle, con cui collaborano direttamente nei lavori agricoli, mantenendo viva una cultura contadina che rischiava di sparire. Una vera alleanza intergenerazionale.
I vini di Vinas Mora parlano con autenticità di questo luogo unico: non solo Babić, ma anche varietà autoctone come Plavina, Lasin, Debit e Marastina. Tutti esprimono l’identità di una terra scolpita dal sole, dal vento e dal sale.
Vinas Mora è una realtà nata sulle colline affacciate sull’Adriatico, nel villaggio di Primošten, un antico borgo di pescatori riconosciuto dall’UNESCO per il suo paesaggio unico. L’obiettivo? Proteggere e rilanciare il vitigno autoctono Babić, simbolo di questo territorio così aspro e affascinante.
Tutto ha inizio nel 2020, quando Kreso Petrekovic, sommelier croato e importatore di vini negli Stati Uniti, si rende conto che la spinta turistica stava rapidamente cancellando le ultime tracce della viticoltura locale. Spinto dal desiderio di salvaguardare il terroir in cui è cresciuto, coinvolge l’amico Niko Dukan, da sempre attivo nella promozione del vino, e insieme danno vita a Vinas Mora – un nome che in croato gioca sul significato di "vini dal mare", in omaggio alla vicinanza dei vigneti alla costa.
Le viti di Babić crescono tra il mare e le montagne, in una terra di pietra viva – "Kaamen", come la chiamano in Croazia – dura, compatta, e appena ricoperta da un sottile strato di argilla rossa. Proprio questa argilla, capace di trattenere l’umidità, consente alle viti di sopravvivere a lunghi mesi di caldo e siccità, battute da venti salmastri e senza piogge per tutta l’estate.
Il paesaggio che ne risulta è straordinario: una rete di minuscoli clos delimitati da muretti a secco, ognuno con appena due o sei piante, modellati a mano nel corso dei secoli da generazioni di contadini.
Qui, la viticoltura è ancora eroica: nessun macchinario, solo mani esperte che lavorano tra le rocce. Kreso e Niko hanno saputo coinvolgere oltre sessanta piccoli viticoltori anziani, proprietari di micro-parcelle, con cui collaborano direttamente nei lavori agricoli, mantenendo viva una cultura contadina che rischiava di sparire. Una vera alleanza intergenerazionale.
I vini di Vinas Mora parlano con autenticità di questo luogo unico: non solo Babić, ma anche varietà autoctone come Plavina, Lasin, Debit e Marastina. Tutti esprimono l’identità di una terra scolpita dal sole, dal vento e dal sale.