A cavallo tra la Jura e l’Alta Saona, adagiato su una collina che guarda le valli del Doubs e dell’Ognon, sorge Moutherot, il più piccolo villaggio del cantone di Audeux. Un luogo silenzioso, senza botteghe né scuole, fatto di sentieri tra i boschi, tetti in pietra e una quiete che sembra appartenere ad altri tempi. Eppure, proprio qui, in questo minuscolo paese che nel 1960 contava solo una ventina di anime, la vite ha ritrovato voce e radici.
Nel XV secolo, furono i monaci benedettini a piantare le prime viti sui pendii di Moutherot, attratti dalla ricchezza dei suoli argillo-calcarei e dall’esposizione favorevole. Per secoli, il paesaggio fu modellato dai filari, fino all’arrivo della fillossera — il minuscolo afide che, a inizio Novecento, devastò i vigneti di tutta Europa. Come altrove, anche qui le vigne furono abbandonate, le campagne svuotate, la memoria agricola spezzata.
Ma la terra, quando ha memoria, chiama. E così, dopo decenni di silenzio, Moutherot ha conosciuto una rinascita viticola grazie a chi ha scelto di tornare, di ripiantare, di credere nel potenziale dimenticato di queste colline. Oggi, sotto il nome evocativo di Terres du Moutherot, questo territorio esprime una nuova generazione di vini che raccontano il legame profondo tra natura, storia e visione.
Le condizioni pedoclimatiche di Moutherot sono sorprendenti: suoli densi e minerali, un altopiano ventilato che protegge le viti dalle malattie, un microclima che alterna giornate assolate e notti fresche, favorendo la maturazione lenta e l’equilibrio tra acidità e aromi. Il paesaggio è integro, intimo, mai industrializzato. Qui la vigna è coltivata con rispetto, secondo pratiche sostenibili che rifiutano pesticidi e trattamenti invasivi.
Il nome “Terres du Moutherot” è oggi più di una semplice indicazione geografica: è un simbolo di rinascita e di autenticità. I vini che ne portano il nome – quasi esclusivamente Chardonnay – riflettono questa identità: freschi ma profondi, vibranti ma eleganti, immediati ma capaci di evolvere nel tempo. Dal più giovane Chardonnay Tradition fino alle selezioni parcellari come Roche Bonive o Pélerin, ogni bottiglia porta con sé un pezzo di questo paesaggio discreto e silenzioso, fatto di rocce, vento e pazienza.
Terres du Moutherot non è ancora una denominazione ufficiale nel senso classico, ma lo è di fatto per chi cerca vini autentici, radicati, fuori dai percorsi battuti. È un luogo che parla sottovoce, ma con verità. Un luogo dove la vite non è solo una coltura, ma un gesto di fiducia verso la terra e verso il tempo.
A cavallo tra la Jura e l’Alta Saona, adagiato su una collina che guarda le valli del Doubs e dell’Ognon, sorge Moutherot, il più piccolo villaggio del cantone di Audeux. Un luogo silenzioso, senza botteghe né scuole, fatto di sentieri tra i boschi, tetti in pietra e una quiete che sembra appartenere ad altri tempi. Eppure, proprio qui, in questo minuscolo paese che nel 1960 contava solo una ventina di anime, la vite ha ritrovato voce e radici.
Nel XV secolo, furono i monaci benedettini a piantare le prime viti sui pendii di Moutherot, attratti dalla ricchezza dei suoli argillo-calcarei e dall’esposizione favorevole. Per secoli, il paesaggio fu modellato dai filari, fino all’arrivo della fillossera — il minuscolo afide che, a inizio Novecento, devastò i vigneti di tutta Europa. Come altrove, anche qui le vigne furono abbandonate, le campagne svuotate, la memoria agricola spezzata.
Ma la terra, quando ha memoria, chiama. E così, dopo decenni di silenzio, Moutherot ha conosciuto una rinascita viticola grazie a chi ha scelto di tornare, di ripiantare, di credere nel potenziale dimenticato di queste colline. Oggi, sotto il nome evocativo di Terres du Moutherot, questo territorio esprime una nuova generazione di vini che raccontano il legame profondo tra natura, storia e visione.
Le condizioni pedoclimatiche di Moutherot sono sorprendenti: suoli densi e minerali, un altopiano ventilato che protegge le viti dalle malattie, un microclima che alterna giornate assolate e notti fresche, favorendo la maturazione lenta e l’equilibrio tra acidità e aromi. Il paesaggio è integro, intimo, mai industrializzato. Qui la vigna è coltivata con rispetto, secondo pratiche sostenibili che rifiutano pesticidi e trattamenti invasivi.
Il nome “Terres du Moutherot” è oggi più di una semplice indicazione geografica: è un simbolo di rinascita e di autenticità. I vini che ne portano il nome – quasi esclusivamente Chardonnay – riflettono questa identità: freschi ma profondi, vibranti ma eleganti, immediati ma capaci di evolvere nel tempo. Dal più giovane Chardonnay Tradition fino alle selezioni parcellari come Roche Bonive o Pélerin, ogni bottiglia porta con sé un pezzo di questo paesaggio discreto e silenzioso, fatto di rocce, vento e pazienza.
Terres du Moutherot non è ancora una denominazione ufficiale nel senso classico, ma lo è di fatto per chi cerca vini autentici, radicati, fuori dai percorsi battuti. È un luogo che parla sottovoce, ma con verità. Un luogo dove la vite non è solo una coltura, ma un gesto di fiducia verso la terra e verso il tempo.