SRC Vini nasce nel 2012 a Randazzo, sul versante nord dell’Etna, dall’iniziativa di Rori, Cinzia e Sandra — tre persone profondamente legate al vino e al paesaggio siciliano. Il nome della cantina è un acronimo delle loro iniziali, ma richiama anche un concetto che per loro è fondamentale: “esserci”, nel senso di lasciare un’impronta autentica nel proprio territorio.
I vigneti si trovano in contrada Calderara e in altre aree ad alta quota, tra muretti a secco, boschi e ulivi. Qui, la viticoltura segue i ritmi della natura: i lavori in vigna sono ridotti all’essenziale, con interventi minimi e mirati. La terra viene smossa al massimo un paio di volte l’anno, mentre le erbe spontanee crescono liberamente. Anche in cantina si mantiene la stessa filosofia: il vino si accompagna, non si forza.
Su circa 12 ettari si coltivano principalmente nerello mascalese, grenache, carricante, coda di volpe, insolia e minnella, secondo una visione agricola che guarda alla biodiversità e alla tradizione contadina.
Tra le etichette più iconiche ci sono Rivaggi, Alberello e Pirao, tutte da vecchie vigne che raccontano con forza il carattere del suolo vulcanico. Più recentemente, si sono aggiunti anche un secondo bianco (nella denominazione Etna) e un quarto rosso da contrada Barbabecchi, a Castiglione di Sicilia. Il sogno nel cassetto? Una bollicina da Nerello Mascalese, per completare un racconto in continua evoluzione.
SRC Vini nasce nel 2012 a Randazzo, sul versante nord dell’Etna, dall’iniziativa di Rori, Cinzia e Sandra — tre persone profondamente legate al vino e al paesaggio siciliano. Il nome della cantina è un acronimo delle loro iniziali, ma richiama anche un concetto che per loro è fondamentale: “esserci”, nel senso di lasciare un’impronta autentica nel proprio territorio.
I vigneti si trovano in contrada Calderara e in altre aree ad alta quota, tra muretti a secco, boschi e ulivi. Qui, la viticoltura segue i ritmi della natura: i lavori in vigna sono ridotti all’essenziale, con interventi minimi e mirati. La terra viene smossa al massimo un paio di volte l’anno, mentre le erbe spontanee crescono liberamente. Anche in cantina si mantiene la stessa filosofia: il vino si accompagna, non si forza.
Su circa 12 ettari si coltivano principalmente nerello mascalese, grenache, carricante, coda di volpe, insolia e minnella, secondo una visione agricola che guarda alla biodiversità e alla tradizione contadina.
Tra le etichette più iconiche ci sono Rivaggi, Alberello e Pirao, tutte da vecchie vigne che raccontano con forza il carattere del suolo vulcanico. Più recentemente, si sono aggiunti anche un secondo bianco (nella denominazione Etna) e un quarto rosso da contrada Barbabecchi, a Castiglione di Sicilia. Il sogno nel cassetto? Una bollicina da Nerello Mascalese, per completare un racconto in continua evoluzione.