“Come mi definirei? Una custode della terra”. Così parla di sè Elisabetta Foradori, soprannominata anche “la signora del Teroldego”. L’azienda Foradori si trova a Mezzolombardo nel mezzo del Campo Rotaliano, una pianura alluvionale formata dal fiume Noce e circondata dalle verticali pareti di roccia dolomitica. L’azienda fu fondata nel 1901, ma i primi vini imbottigliati dalla famiglia Foradori risalgono a nonno Roberto, nei primi anni ‘50. Grazie alle idee innovative di Rainer Zierock e alla visione e tenacia di Elisabetta Foradori l’azienda è riuscita divulgare gradualmente il vitigno autoctono Teroldego. Oggi tutta la famiglia è coinvolta: Emilio (il filosofo) come enologo e agronomo, Theo (il politilogo) come divulgatore e diplomatico, Myrtha (l’agronoma) come responsabile della produzione di ortaggi. Elisabetta rimane la massima consigliera e si occupa della diversificazione agricola di Foradori. I compartimenti non sono mai stagni e tutto si crea e si evolve grazie alla squadra di collaboratori.
I Foradori lavorano artigianalmente i 25,5 ettari vitati e approfondiscono le pratiche agronomiche attraverso i concetti della biodinamica. Sanno di essere gestori temporanei di una terra di tutti e di avere dunque l’onere di rispettarla e proteggerla. Credono nella diversificazione agricola e nell’indipendenza, nello sviluppo professionale e umano di chi lavora.
L’approfondimento del Teroldego segue due strade: il rispetto della tradizione (Granato e Foradori) e la ricerca di espressioni più sperimentali (Morei, Sgarzon e Lezèr). Sulle colline di Cognola invece si lavorano con i bianchi Nosiola e Incrocio Manzoni. L’ azienda è in costante movimento per migliorare loro stessi e sostenere chi gli sta attorno: Il risultato di Elisabetta è stato quello di ottenere un'uva dalle caratteristiche che riflettono perfettamente il territorio.