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“Forse non piove dai!” ci rincuoriamo, ma le nuvole all’orizzonte non sembrano promettere bene. Questa è un’estate particolarmente pazza per quanto riguarda il meteo ed infatti quando arriviamo a Monfumo, piccolo comune grande poco più di 11 km quadrati, ad attenderci troviamo una leggera, ma incessante, pioggia.
Posteggiamo lungo la strada vicino ai filari, poco distante dalla cantina. La figura massiccia di Cristian ci attende al riparo dell’ampio portone di legno che fa da entrata, invitandoci a ripararci all’interno.
“Tempaccio, vero?” ci saluta guardando oltre l’uscio.
Non possiamo fare a meno di sfoggiare un sorriso mesto ed annuire, mentre attraversiamo la soglia. Fatte le dovute presentazioni Cristian passa a presentarci l’ampio locale che fa da cantina e magazzino. Il nostro sguardo si posa sui contenitori d’acciaio usati per l’affinamento, sui pallet di bottiglie pronte alla spedizione, su un grosso portone d’acciaio… aspettate, “che ci fa qui questo portone?” ci chiediamo. In effetti la vecchia porta d’acciaio sembra davvero un elemento estraneo all’architettura del resto del locale. Diamo un’occhiata attraverso la porta semi-aperta e vediamo quello che sembra essere un bunker!
“E’ stato scavato nel corso della Grande Guerra, per proteggersi dai bombardamenti. Ora che è stato svuotato lo utilizzo come deposito per qualche vecchia annata e per qualche affinamento”
Davvero… “singolare” non posso fare a meno di pensare, anche se ammetto che il micro clima del locale sembra in effetti possedere caratteristiche ideali per l’affinamento.
Nel frattempo la pioggia sembra cessata.
“Andiamo fuori” ci invita Cristian, precedendoci con i bicchieri in mano.
Ci accomodiamo nel grande tavolo all’aperto e di li a poco arriva anche la sua compagna, Concetta, che ci saluta e si siede con noi.
Nel mentre che il tavolo viene preparato, iniziamo a fare qualche domanda per conoscere meglio la realtà di Biondo Jeo.
“Queste sono tutte vigne appartenenti alla tua azienda?” chiedo guardando la piccola vallata i cui pendii sono coperti da vigneti.
“Si” risponde Cristian sedendosi “ e ne ho altri che da qui non si riescono a vedere. In totale abbiamo 6 ettari di vigneto tutti provenienti da vite vecchie, distribuiti su 20 ettari totali di territorio. Ho scelto così per cercare di mantenere il corredo genetico del territorio. Non dobbiamo mai dimenticarci che siamo custodi pro-tempore del territorio che ci viene affidato, secondo le regole che la natura ci da.
“6 ettari di vigneto con 20 ettari di territorio… hai intenzione di piantare altre viti, di espanderti?”
“Per ora anche no… voglio mantenere una dimensione artigianale, e già ora sono abbastanza al limite considerato che voglio cercare di monitorare in prima persona ogni aspetto.”
“Puoi parlarci un po’ del territorio in cui sorge la tenuta?” chiedo curioso.
“Il terreno è composto da marna grigia da 40 milioni di anni e terre rosse. Qui c’era il mare e quando scavavo da bambino spesso trovavo i fossili.
All’interno della tenuta cerco di creare un ecosistema il più possibile integrato. Boschi da cui ottengo la legna, alberi da frutto, faccio le concimaie… cerco di recuperare il sistema che era presente in passato in questo territorio, in cui sorgeva già una dimensione agricola perfettamente integrata, che si auto sosteneva da sola. La fattoria da questo punto era già un ecosistema perfetto che dobbiamo recuperare.”
“E questo approccio lo ritroviamo poi nel calice…”
“Esatto! La produzione è sempre profondamente legata al territorio, non esiste uno standard, ogni vino diventa espressione del territorio da cui proviene”.
Le bottiglie e i calici sono in tavola. E’ il momento della degustazione!
“Biondo Jeo…” dico quasi sovra pensiero prendo la bottiglia e ne osservo l’etichetta.
“Biondo era il soprannome del mio papà Lorenzo, mentre Jeo era quello del nostro trisnonno Giosuè, il primo a trasferirsi a Monfumo” mi fa notare mentre versa il nostro primo assaggio.
Biondino - Rifermentato in bottiglia
Iniziamo con il Biondino, dell’annata che ancora non è in commercio perché sta ancora affinando. Un’anteprima, insomma!
“Io ho ancora il ricordo di mia nonna negli ultimi 10 anni che mi aiutava ad imbottigliare il vino col fondo...” Ricorda Cristian mentre ci apprestiamo all’assaggio.
Il Biondino è un vino spumante ottenuto da uve Glera in purezza e si presenta con una spalla acida molto intensa, quasi irruenta. Questa freschezza così esuberante è rinfrescante e fa piacere in questa giornata estiva così umida e calda.
“Ha bisogno di più tempo, per affinarsi” fa notare la compagna mandando un’occhiata eloquente a Cristian.
“Eh lei è per vini più eleganti” risponde lui sorridendo. “Andremo comunque in commercio a settembre con questa annata, quindi avrà un po’ di tempo per riposarsi, prima”
Il Biondino che abbiamo assaggiato è come un bambino appena nato. Bello, vivace, fa intravedere la personalità e la qualità che avrà una volta cresciuto. Qualità che ritroviamo nell’annata precedente, che ha avuto però il tempo di affinarsi e che ha smussato quindi gli spigoli che abbiamo rilevato in questo assaggio. Potete acquistarlo cliccando qui.
Biondo del Biondo
Il Biondo del Biondo, il nostro secondo assaggio proviene dall’annata in commercio, e ha avuto tempo di affinare a dovere. Nel bicchiere ci sorprende: ritroviamo un vino fresco ma ben equilibrato, con una buona struttura, un perlage fine e continuo.
“Questa è una bianchetta 100%, fa macerazione sulle bucce e rifermentazione in bottiglia!”
“Veramente ottimo” facciamo notare scambiandoci un’occhiata di approvazione.
“Lo realizziamo senza solforosa aggiunta, quella che c’è è quella presente naturalmente. Il vino non subisce filtrazione, caratteristica che contraddistingue tutta la nostra produzione. E’ da così tanti anni che non uso la chiarificatrice che alla fine ho tolto le valvole al filtro, quindi anche volendo non posso più impiegarla!” esclama Cristian ridendo.
“Quante ne producete?” chiedo
“Del Biondo del Biondo? Arriviamo a 1445 bottiglie per anno, che esauriamo praticamente tutte appena lo mettiamo in commercio”
Cristian si gira poi verso la compagna: “Concetta questo possiamo venderlo? E’ pronto?”
“Si, approvato!” Si trova a concordare lei, sorridendo.
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