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Bella domanda. La risposta più onesta potrebbe essere un “Si, anche” accompagnata da un “non solo”. Ma la questione su quale sia il fattore primario, quantomeno per catalogare un vino, resta aperta.
A livello commerciale la classificazione dei vini non è internazionalmente così omogenea come siamo abituati a credere. Nelle nostre enoteche il vino è quasi sempre diviso per regione/area geografica e siamo magari portati a credere che questo sia un approccio trasversale... ma non è così! Basta visitare una rivendita negli Stati Uniti per rendersene conto; li i vini sono divisi per vitigno. Quindi cosa determina in primis il carattere di un vino? Entrambi i fattori concorrono nel creare quella magica alchimia denominata terroir e perciò non esiste una risposta univoca a questa domanda. In questo contesto si inseriscono vitigni che cercano di mantenere chiara la propria identità a prescindere dall’areale produttivo (qualcuno ha parlato degli aromatici?) e altri più flessibili che si adattano e si esprimono con molteplici espressioni, pur mantenendo intatte le caratteristiche che fanno da filo conduttore. Quando si parla di un vitigno capace di trovare fortuna in numerosi terroir ma che mantiene in tutte le sue espressioni sono sicuro che molti di voi avranno un nome ben preciso in testa: signore e signori ecco a voi il Pinot Nero.
Nonostante la sua notorietà il Pinot Nero non è fra i vitigni più coltivati. Nella classifica delle uve da vino più coltivate al mondo risulta al nono posto, appena prima del “nostro” Trebbiano. Ma allora, a cosa si deve questa sua notorietà? Beh sicuramente ci sono almeno un paio di ragioni per questo, entrambe ascrivibili ai nostri cugini d’oltralpe. Sono sicuro che vi saranno ben note ma val la pena di ricordarle.
Prima ragione: Pinot Noir + Pinot Meunier + Chardonnay = Champagne. Nella matematica del vino, questa è una delle formule che potremmo definire magiche. E in cui il Pinot Nero gioca un ruolo da protagonista costituendo da solo il 38% dei vitigni coltivati nella zona dello Champagne, risultando dunque il più coltivato a questo scopo.
Seconda ragione: I grandi rossi della Borgogna. Altro areale produttivo francese in cui il Pinot Nero trova una delle sue massime espressioni, la zona vinicola della Borgogna si estende in una lunga e stretta fascia di terra che si sviluppa attorno alpercorso del fiume Saône da nord a sud, partendo dalla città di Digione e giungendo fin nei pressi di Lione. La sua localizzazione più riuscita è tradizionalmente ascritta alla Cote d’Or.
In Italia il Pinot Nero ha trovato una delle sue principali zone d’elezione nell’Oltrepò Pavese in quella zona che rappresenta il punto d’incontro di quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna. In questa zona nel 1865 il Conte Giorgi di Vistarino e Carlo Gancia di Canelli crearono il primo spumante Metodo Classico italiano.
Il Pinot Nero ha poi trovato una grande espressione anche nel mondo dei vini artigianali, esprimendosi in delle eccellenze dalla qualità sbalorditiva. Ve ne presenteremo alcune al termine di questo articolo ma non correte! Prima è bene conoscere un po’ meglio di che vitigno stiamo parlando…
O Pinot Noir, vista l’importanza dell’eredità francese che dobbiamo riconoscere nella diffusione di questo vitigno (sgrunt!). La Francia non è però la sua unica “casa”: troviamo ottime espressioni di Pinot Nero anche in Germania, Nuova Zelanda, Oregon e nelle zone più fresche della California e dell’Australia.
Il Pinot Noir è un vitigno versatile, certamente, ma che allo stesso tempo si rivela complessa nella gestione. La maturazione è infatti precoce ed è molto sensibile al terroir: in zone eccessivamente calde, infatti, matura in fretta e non sviluppa appieno la componente aromatica che le sue bucce possono sprigionare.
In Italia il Pinot Nero è presente con due diverse varietà. La prima si caratterizza per i grappoli piccoli e compatti e per gli acini piccoli ed è adatta a essere vinificata in nero. Da questa si ottiene un rosso delicato dal colore tenue, che presenta al naso tipiche note di frutti rossi e di bosco e al palato dei tannini generalmente vellutati, anche se questi aspetti possono cambiare essendo molto sensibile alle caratteristiche dell’annata. La sua vinificazione rimane complessa e rappresenta una sfida anche per i migliori enologi, poiché non è sempre facile ricavarne una buona annata.
La seconda varietà viene vinificata in bianco, quindi senza contatto con le bucce, e da i natali ad un vino dalle caratteristiche piuttosto neutre, che allo stesso tempo rappresenta però una grande base per la produzione degli spumanti. Fra le sue caratteristiche citiamo una grande complessità che si abbina alla freschezza e al profumo intenso. Gli spumanti ottenuti dal Pinot Nero danno vita usualmente a vini estremamente longevi.
Come anticipato il Pinot Nero si presta a molteplici espressioni e, quando il lavoro di cantina è realizzato a regola d’arte, il risultato non può che essere superlativo. Nel catalogo di Wivood esistono diverse proposte interessanti in questo senso. Scopriamone alcune: le prime due sono dei rossi, le altre due degli spumanti.
Pinot Nero – Rosso 2016 Marco Buvoli
L’Opificio del Pinot nero di Marco Buvoli non può che essere una delle prime scelte che ci vengono in mente parlando di questo grande vitigno. Un vino realizzato con cura con uve che vengono vendemmiate manualmente e in cui una parte dei grappoli non viene diraspata. La durata della macerazione viene definita in base alle annate e alle caratteristiche delle uve, e può variare dai 10 ai 20 giorni. Dopo la pressatura, il vino viene messo in barriques per un affinamento di circa un anno, dopodichè si procede con l’imbottigliamento. Il vino riposa in bottiglia per ulteriori 18/24 mesi in modo da permettere la fusione delle note fruttate con quelle speziate. Al palato si rivela pieno e corposo, con tannini eleganti e morbidi.
Pinot Nero – Rosso Muni di Daniele Piccinin
Il Pinot Nero di Muni è un vino per la cui produzione Daniele Piccinin ricava le uve dai vigneti di Bogonara e Sotto Cavazza. La qualità parte dalla vigna in cui grazie alla selezione accurata che, a fronte di bassissime rese, garantisce uve di ottima qualità e concentrazione.
Un Pinot Nero molto ricercato nella varietà, con speziaturaevidente e con una complessità davvero interessante, merito anche dell’annata. Un vino che al palato sa ricomporsi perfettamente, evidenziando tutte le qualità di questo grandissimo vitigno.
Champagne Rosé Brut Héritage Premier Cru - Jean Dumangin
Parlando di Pinot nero non possiamo che inserire in degustazione almeno un esponente degli Champagne. In questo caso si tratta di uno Champagne Rosè composto da Chardonnay, Pinot Meunier e Pinot Nero provenienti della vendemmia 2016 più un 50% di vini di riserva con 4 anni di invecchiamento in cantina. Al naso si presenta generoso, su note di peonia, fragolina di bosco, con un leggero tocco di pietra focaia. La bocca è golosa, le note di ribes rosso e ribes nero candito si combinano per rivelare un finale di limone molto vivace.
B3 Spumante Metodo Classico Pas Dosè – Boscodivino
Cosa può accadere quando il Pinot Nero si unisce allo Chardonnay e alla Vespaiola? Accade il B3!
Il processo di creazione del B3 (acronimo che sta per "Be Free") è meticoloso e artigianale. Si parte dalle uve che vengono spremutea grappolo intero. La spremitura è separata tra i 3 vitigni ed è soffice, con una resa del 50%. Questo tipo di spremitura estrae dai grappoli solo le parti più nobili ed è in grado di preservare la qualità del mosto fiore. Comincia poi l'affinamento di almeno 24 mesi sui lieviti, affinché si creino bollicine persistenti, numerose e dalla grana fine. Durante questo periodo viene praticato a mano, una o due volte secondo necessità, il coup de poignée. Tale pratica consiste nel dare una scossa alla bottiglia per evitare che la feccia si attacchi sulle pareti del vetro; questa operazione consente di rimettere le fecce fini in sospensione, favorendo lo sviluppo di caratteristiche organolettiche ed evolutive.